La Parola del giorno
IN ASCOLTO DELLA PAROLA

V DOMENICA DI PASQUA
At 4,32-37; Sal 132; 1Cor 12,31-13,8a; Gv 13,31b-35
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni
13, 31b-35
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Ci dicono che questo è il tempo in cui le istituzioni sono in crisi… forse perché molte di queste non si sono preoccupate più di tanto di attenersi alla vocazione originaria e l’uomo - si sa - tante volte si lascia prendere dall’incoerenza, dalla corruzione…
Spesso, ci diciamo che non conviene più riporre la nostra fiducia in queste organizzazioni e qualche volta mettiamo in dubbio anche la necessità e il valore della Chiesa. Non solo dall’esterno – sappiamo oggi, più che mai, che la Chiesa viene criticata fortemente mettendo giustamente in evidenza tutte le rughe che porta con sé - ma questa critica non è risparmiata neppure da chi si professa cristiano e vive la vita comunitaria. Non intendo, chiaramente, quella che potremmo definire critica costruttiva, capace cioè di mostrare la passione per una realtà cara, ma quella che dice la durezza di cuore di fronte alle intuizioni dello Spirito. Ecco che allora domande come: “A cosa serve ancora la Chiesa? Perché per credere è necessaria la mediazione della Comunità?” non risultano poi così estranee anche a noi.
Le pagine della Scrittura che ci sono state offerte in questa V Domenica di Pasqua ci propongono alcune prospettive per aiutarci a capire il dono straordinario che condividiamo di poter appartenere a una Comunità e la risorsa di essere Chiesa.
Essere Chiesa, ci dicono gli Atti degli Apostoli è fare esperienza di comunione.
Il dono dello Spirito ricevuto dagli Apostoli crea un’identità nuova e permette di sperimentare e desiderare loro quell’atteggiamento stabile di Dio: la Comunione Trinitaria. È la capacità di sentire l’altro non come estraneo, ma ormai parte della propria vita, tanto che se dovesse succedere qualcosa al fratello, tutto il corpo ne risente. Certamente l’immagine del corpo che utilizza Paolo per descrivere la Chiesa e le parole di esortazione presenti nella lettera ai Romani: “Gareggiate nello stimarvi a vicenda” diventano un’altra esperienza concreta di ciò che gli Atti descrivono: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune”. Una comunione che si concretizza nella stima e nell’aiuto fraterno, così come l’esempio di Barnaba ci mostra.
Essere Chiesa equivale - come ci dice questa pagina stupenda e sublime della Prima Lettera ai Corinzi - a vivere nella dimensione della carità.
Non è semplicemente un gesto di spicciolo aiuto, ma è più profondamente rivivere l’amore del Cristo. È imitazione della vita stessa di Gesù che è stato un unico atto di amore.
Il discepolo è colui che non si limita a riproporre qualche gesto sterile, ma si educa a questo atteggiamento permanente di amore. Sapendo che l’incontro con l’altro è il luogo, il momento opportuno per vivere la carità. L’apostolo Pietro, dice: “Ma se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme”.
Il Vangelo di Giovanni ci riporta all’origine. Perché il cristiano dovrebbe vivere tutto questo? Non per puro assistenzialismo, semplicemente perché via per vivere Dio. “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete”. Come si realizza tutto questo? La glorificazione e la ricerca di Dio avvengono proprio nel rispetto del comando di Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Ed è l’Eucaristia il fuoco che alimenta tutto quanto: “Fate questo in memoria di me”. Senza questo roveto ardente il nostro vivere la comunione e il precetto dell’amore diventerebbero semplice assistenzialismo. La Comunione e la Carità cristiane hanno altro sapore, altro calore, altra luce: “Come io ho amato voi” e questo lo imperiamo sempre di nuovo nell’Eucaristia.

Quaresima: un tempo decisivo
ENZO BIANCHI del Monastero di Bose